26.9.11

la petite robe noire

Vi confesso che è con serena freddezza che ho deciso di accettare questo compito spaventoso: scrivere un testo per il numero di Natale 1969 di Vogue. Per quattro motivi:
a-la moda mi diverte,
b-le possibilità artistiche e tecniche di Vogue sono infinite,
c-adoro l'idea di sembrare una decisa che sa come sbrogliarsela (non essendo né l'una né l'altra)
d-serve a pagare il conto del mio tappezziere.
E poi ci sono due cose che desidero ricordare alle nostre fedeli lettrici (e questo perché in occasione di molte cene ho avuto modo di vedere sia donne belle agghindate come lampadari che donne insignificanti bruscamente trasformate dallo stile dei loro abiti):
Non ci vestiamo per fare colpo sulle altre donne o per far loro rabbia. Ci vestiamo per spogliarci. Un abito è davvero un abito solo quando un uomo ha voglia di potervelo togliere. E dico togliere, non strapparlo via con grida di orrore...
E' per questo motivo che ho chiesto l'opinione di sei uomini per scrivere questo numero.
Un uomo non vi ama per un abito. Vi ama per un appuntamento mancato, per una parola, per uno sguardo...anche se un giorno vi potrebbe rinfacciare con tono pungente "sai quell'abito blu..." (buttato via già da un paio d'anni) che credevate lui non avesse mai notato. Gli uomini "si ricordano" gli abiti. Ma la loro memoria è selettiva. Evitate quindi il body. Quello lo "vedono" per primo...e se lo ricordano anche dopo.
Terminato questo piccolo corso di morale, mi auguro che possiate distrarvi a leggere questo numero tanto quanto noi ci siamo divertite a scriverlo, io e le signore di Vogue. Vi auguro buon Natale. E se volete augurare un buon Natale a qualcuno, a pagina 116 troverete un sacco di idee per i vostri regali.

Françoise Sagan
"Il tubino nero"

Barbès Editore

grazie grazie!
è proprio un regalo speciale!
è la scrittura e lo spirito ideale per me!

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