3.10.11

1.10.11

29.9.11

27.9.11

26.9.11

la petite robe noire

Vi confesso che è con serena freddezza che ho deciso di accettare questo compito spaventoso: scrivere un testo per il numero di Natale 1969 di Vogue. Per quattro motivi:
a-la moda mi diverte,
b-le possibilità artistiche e tecniche di Vogue sono infinite,
c-adoro l'idea di sembrare una decisa che sa come sbrogliarsela (non essendo né l'una né l'altra)
d-serve a pagare il conto del mio tappezziere.
E poi ci sono due cose che desidero ricordare alle nostre fedeli lettrici (e questo perché in occasione di molte cene ho avuto modo di vedere sia donne belle agghindate come lampadari che donne insignificanti bruscamente trasformate dallo stile dei loro abiti):
Non ci vestiamo per fare colpo sulle altre donne o per far loro rabbia. Ci vestiamo per spogliarci. Un abito è davvero un abito solo quando un uomo ha voglia di potervelo togliere. E dico togliere, non strapparlo via con grida di orrore...
E' per questo motivo che ho chiesto l'opinione di sei uomini per scrivere questo numero.
Un uomo non vi ama per un abito. Vi ama per un appuntamento mancato, per una parola, per uno sguardo...anche se un giorno vi potrebbe rinfacciare con tono pungente "sai quell'abito blu..." (buttato via già da un paio d'anni) che credevate lui non avesse mai notato. Gli uomini "si ricordano" gli abiti. Ma la loro memoria è selettiva. Evitate quindi il body. Quello lo "vedono" per primo...e se lo ricordano anche dopo.
Terminato questo piccolo corso di morale, mi auguro che possiate distrarvi a leggere questo numero tanto quanto noi ci siamo divertite a scriverlo, io e le signore di Vogue. Vi auguro buon Natale. E se volete augurare un buon Natale a qualcuno, a pagina 116 troverete un sacco di idee per i vostri regali.

Françoise Sagan
"Il tubino nero"

Barbès Editore

grazie grazie!
è proprio un regalo speciale!
è la scrittura e lo spirito ideale per me!

25.9.11

24.9.11

23.9.11


Chiarezza, ondate di chiarezza, più belle della musica di quella fontana che in giardino gettava le pesetas a destra e a manca, s'irradiavano dalla sua voce. Sapeva tutto, la proprietaria di quella voce; non s'ingannava, ed era impossibile ingannarla. Juan aveva creduto che fosse per via di tutto quel legger giornali cui la sollecitava suo padre, e di quell'ascoltare ciò che si diceva in giro. Ma questo non
poteva venirle dai fogli di politica o dalle sudicie bocche della gente. Le veniva da lei stessa.

Alexander Lernet-Holenia
Il giovane Moncada
Adelphi

22.9.11

primavera/estate!

2012


foto di d.

21.9.11

autumn/spring!

rob ryan

19.9.11

stati d'animo

di Umberto Boccioni: 'chi resta'

vincitori!

milanofilmfestival


18.9.11

i consigli di roberta e guendalina!

out of sight
out of mind

(ieri prima della pioggia, corso como, milano)

17.9.11

'La nostra peggiore paura non è quella di essere inadeguati:

la nostra paura più profonda è quella di essere potenti oltre misura.

E' la nostra luce, non la nostra oscurità

che ci fa più paura.

Ci chiediamo:

"Chi sono io a credermi brillante, fantastico, pieno di talenti e favoloso".

Anzi: chi sei a decidere di non esserlo.

Sei un figlio/a di Dio:

al mondo non serve se ti diminuisci.

Non c'è niente di illuminato nel farti piccolo affinché altre persone

non si sentano insicure intorno a te.

Siamo nati per manifestare la gloria di Dio in noi.

Non è soltanto in alcuni di noi, è in ognuno,

e quando lasciamo che la nostra luce brilli,

inconsciamente diamo il permesso ad altre persone di fare la stessa cosa.

Quando siamo liberi della nostra paura,

la nostra presenza automaticamente libera gli altri.'


Marianne Williamson

(citata da Nelson Mandela nel suo discorso inaugurale)


16.9.11

la visione!

a look i like
i look alike

15.9.11



ESPLORARE E NON CERCARE

ESPLORARE NON E' CERCARE





14.9.11

13.9.11

regalo d'estate!

In the ancient language of Aramaic, the words:

love, one, care

have the numerical value of thirteen.

This is some pretty interesting stuff. Why?
Because the number thirteen connects three ideas: one, love and care.

When words share the same value, an essential bond exists between them.
When we experience oneness
-when we truly care for another as we care for ourselves-this is love.
It is the reunification of two halves of one soul.

Let's take this a step further.
Thirteen is one above twelve.
The number twelve is highly significant in Kabbalah.
It represents all of our selfish needs, which in turn are part of the predisposition given to us through the twelve signs of the zodiac at the moment of birth.

What does all of this mean?
Actually, it's pretty straightforward.


We create oneness with the other half of our soul and experience true love when we rise above our selfish traits.

Kabbalah on Love
Yehuda Berg


daydreaming

12.9.11

"Quant'è bella giovinezza,
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol essere lieto, sia:
Di doman non v'è certezza »

Lorenzo de' Medici, Canti Carnacialeschi, Canzona di Bacco

ieri


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